La Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Lasciato l’abitato della frazione San Lorenzo di Mongrando in direzione di Donato, dopo circa duecento metri, all’incrocio con la strada che porta alla frazione San Michele, incontriamo sulla destra la chiesa di Santa Maria delle Grazie.

Essa è il risultato di due costruzioni diverse: il presbiterio, a pianta quadrata, interamente affrescato risalente al XV secolo e la navata barocca del XVII secolo. Gli affreschi del presbiterio rappresentano: sulla parete di fondo, dietro all’altare, la Madonna della Misericordia che sotto il suo manto, sorretto da due angeli, raccoglie una schiera di uomini (a destra) e di donne (a sinistra). Si tratta di una scena tipica dell’epoca medievale, detto della “protezione del mantello”, che le nobildonne altolocate potevano concedere a perseguitati e bisognosi d’aiuto. Ciò consisteva appunto nel dar loro simbolico riparo sotto il proprio mantello, considerato inviolabile. Però, la presenza della Madonna sull’affresco è solo intuita, perché al posto dell’immagine fu aperta una nicchia  per ospitare una statua della Madonna, trafugata anni addietro, che ha menomato in  modo pesante l’affresco. 

Affresco della parete di fondo

Sulla parete di sinistra i santi Stefano e Lorenzo e accanto una Madonna che adora il bambino (Natività); sulla parete di destra i Santi Bovo e Gottardo e una Madonna che allatta (Madonna del latte). La volta a crociera è affrescata con i simboli dei quattro evangelisti. Gli affreschi non sono firmati, ma possono essere attributi con certezza al pittore Gaspare da Ponderano, che operò nel biellese a cavallo dei secoli XV e XVI. Affreschi simili si trovano nella chiesa di Sala e nella chiesa parrocchiale di Benna: in quest’ultima chiesa è presente un affresco della Madonna della Misericordia.

Gaspare da Ponderano fu un pittore biellese che lavorò a cavallo dei secoli XV e XVI. Non si hanno notizie precise sulla sua nascita, ma alcuni documenti, oltre a farci conoscere il suo vero nome, “Gaspare Ferrario pinctore di Ponderano”, ci fanno ipotizzare che sia nato tra il 1450 e il 1460; da altri documenti si intuisce poi che morì non prima del 1530. Iniziò a lavorare con il Maestro del Cristo della Domenica a Ponderano: terminato l’apprendistato iniziò con ogni probabilità l’attività in modo autonomo; la qualità modesta degli insegnamenti hanno fatto di Gaspare un artista semplice, legato all’esperienza locale, fatta dell’uso ripetitivo delle medesime figure (molte figure nei suo affreschi si somigliano) e dalla scarsa padronanza della prospettiva. Il punto di forza delle sue pitture è l’elemento cromatico: i colori sempre vivaci ed accesi, attraggono l’attenzione dell’osservatore e nascondono i limiti della sua tecnica. Sebbene la critica sia piuttosto severa con Gaspare, per la gente del XV secolo era un pittore apprezzato e ricercato: l’attività di Gaspare si svolse anche ai confini del biellese, in alcune località del vercellese. Le opere firmate da Gaspare rimaste a noi sono tre: l’Annunciazione nel Santuario della Santissima Annunziata a Sala Biellese, il ciclo nelle pareti della cappella nella chiesa parrocchiale a Cerrione e il ciclo pittorico nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Benna.

Curiosità: nel gruppo di uomini in adorazione, si noti il primo di sinistra (visibile nella prima foto): i tratti somatici del volto sono differenti e più marcati rispetto agli altri personaggi (il naso irregolare, il mento all’insù), al figura è sproporzionata rispetto alle altre; il critico Claudia Ghiraldello ipotizza che questa figura, che spicca tra le altre, non sia casuale, ma possa essere un ritratto o del committente o, idea più accattivante, del pittore stesso.

La parete di sinistra è suddivisa in tre porzioni: a destra una raffigurazione della Natività; al centro, la porzione maggiore, incorniciati in una architettura molto semplice e dalle proporzioni sbagliate, vi sono le figure dei santi Lorenzo, a destra, e San Stefano a sinistra; l’ultima porzione a sinistra della parete è rovinata.

Santo Stefano e San Lorenzo

Entrambi i santi sono raffigurati con la dalmatica, la lunga veste liturgica; Santo Stefano tiene con la mano sinistra una foglia di palma, simbolo del martirio, e sul capo insanguinato tre pietre, strumento del suo martirio: fu infatti lapidato. San Lorenzo tiene con la mano destra una graticola, utilizzata per il suo martirio. Nella raffigurazione dei santi spicca la somiglianza tra le due figure e complementarità dei colori degli abiti: la posa delle due figure è simile e speculare, i volti sono uguali (a conferma della scarsa inventiva di Gaspare da Ponderano) e i colori delle vesti sono opposti: veste gialla con colletto e pettorale rosso per San Stefano e veste rossa con colletto e pettorale giallo per San Lorenzo.

Santo Stefano è patrono, con San Lorenzo, dei diaconi; è anche patrono dei muratori e dei tagliapietre; protegge contro il “mal della pietra”, cioè i calcoli, e contro il mal di testa. San Lorenzo è patrono dei poveri, e poiché custodiva i libri sacri, di bibliotecari e librai. È patrono dei pompieri e di tutti coloro che per lavoro rischiano bruciature.

La rappresentazione di questi santi può essere un richiamo simbolico al legame con la diocesi di Biella, della quale Santo Stefano è patrono, e alla parrocchia omonima di San Lorenzo.

La parete di destra è suddivisa in tre porzioni: a destra una raffigurazione della Madonna che allatta; al centro, nella porzione maggiore, ornati da due cornici diverse, vi sono le figure di San Gottardo, a destra, e San Bovo, a sinistra: la diversità delle cornici e della mano potrebbe indicare che le figure siano state riprese o rifatte in un secondo momento, forse per riparare i danni fatti dall’umidità; nell’ultima porzione a sinistra della parete vi è una figura abbozzata, risalente al 1800, vestita con un saio e con il cappuccio abbassato sul volto; in una mano tiene una Corona del Rosario, nell’altra un’insegna da processione: dovrebbe trattarsi di un’esponente della Compagnia delle Umiliate.

San Bovo fu cavaliere franco che si distinse nella lotta contro i mori, successivamente cambiò vita dedicandosi alla meditazione, alla penitenza e ai pellegrinaggi. È raffigurato con una veste da cavaliere e regge in mano un drappo raffigurante un bue. 

San Gottardo originario della Baviera meridionale, fu abate benedettino molto amato; proprio alla fervida propaganda dei Cistercensi e dei Benedettini si deve la rapida diffusione della venerazione tributata al santo vescovo, soprattutto nei paesi nordici e in Svizzera. È raffigurato con il classico vestito da vescovo, con il bastone pastorale e la mitra; dietro alla figura un cartiglio riporta il suo nome. 

San Bovo e San Gottardo

La rappresentazione di questi due santi ha valore di intercessione: San Bovo era invocato contro le malattie dei bovini, mentre San Gottardo era invocato contro la febbre, le malattie dei bambini, le doglie del parto e contro la grandine. Sulle principali vie di traffico Gottardo divenne il patrono preferito dei commercianti e ciò spiega perché nelle Alpi centrali siano sorte chiese e cappelle in suo onore.

Madonna Del Latte

Sulla parete di destra vi è una raffigurazione della Madonna del Latte; l’affresco è in parte sciupato nel vestito del bambino e sopra il capo della Madonna. La figura è molto semplice, le pieghe del mantello sono disegnate con spesse righe e prive di sfumature ed ombreggiature; il seno è disegnato in modo errato: sembra infatti uscire dal centro del petto. In Italia il culto della Madonna del Latte ebbe notevole diffusione tra il 1300 e il 1400. Il culto che veniva tributato alla Madonna del Latte riguardava in genere la richiesta di protezione dalle possibili complicazioni cui la puerpera e il nascituro erano esposti durante il parto e nella prima infanzia, come l’assenza o la carenza di latte con i rischi connessi.

Madonna in Adorazione

Sulla parete di sinistra vi è invece una raffigurazione della Madonna in Adorazione: l’affresco è in buono stato di conservazione; la figura è posta all’aperto, illuminata dalla luce del sole e le mura di cinta sullo sfondo danno un senso di protezione, come il mantello della Madonna che protegge il bambino. Nella figura della Madonna spiccano i lunghi e biondi capelli che la rendono giovanile e moderna, così differente dalle tradizionali figure di Madonna con il velo ed il mantello. Da notare la collana di corallo rosso che indossa il Bambino:  in epoca romana e nel Medioevo al corallo rosso del Mediterraneo venivano attribuite proprietà curative e il potere di stornare il malocchio. Spesso lo si appendeva al collo dei bambini come misura preventiva. Lo si trova, con questa funzione, solitamente in forma di collana, nelle raffigurazioni della Madonna col Bambino.

La volta del presbiterio è a crociera: le nervature della volta, i costoloni, evidenziano i quattro spicchi interamente affrescati con i simboli dei quattro evangelisti. La scenografia di fondo è simile per tutte le immagini: in primo piano un paesaggio aperto e roccioso; sullo sfondo una macchia di arbusti e piante verdi. L’immagine dell’aquila, simbolo di San Giovanni, è quella più forte, grazie al contrasto del colore nero rispetto a quelli sgargianti e luminosi della volta; i particolari della testa e dell’artiglio sono molto veritieri. L’aquila tiene tra le zampe il vangelo e sul cartiglio è riportata la scritta Sanctus Iohannes Im principio era verbum. L’angelo, simbolo di San Matteo, ben proporzionato, è raffigurato seduto e intento a leggere il Vangelo. Anche il bue di San Luca appare ben proporzionato e curato nei dettagli: come gli zoccoli, le corna e il piumaggio delle ali; tra le zampe tiene il vangelo aperto e sul cartiglio sopra la testa è riportata l’iscrizione Sanctus Lucas Evangeli.  La figura del simbolo di San Marco è quella meno riuscita: la somiglianza è più vicina a quella di un cane che a quella di un leone; le ali sono poco curate e sembrano due oggetti rigidi, al confronto con quelle delle altre figure, e anche la coda, terminante con tre appendici, è alquanto bizzarra; il cartiglio riporta la scritta Sanctus Marchus. I colori utilizzati sono vivaci: i costoloni verdi contrastano con il rosso, il giallo, il blu e il bianco; le figure, sproporzionate rispetto alla volta, sono di grande impatto per chi le osserva dal basso. All’incrocio dei costoloni escono raggi dorati, come provenienti da un sole nascosto: la luce che dall’alto illumina chi guarda e metaforicamente “illumina” lo spirito attraverso gli evangelisti. Nel centro della volta, in un cerchio rosso-mattone, vi è rappresentato il monogramma di San Bernardino: un cerchio con all’interno la sigla JHS, JESUS.

Nella chiesa parrocchiale di San Pietro a Benna è conservato un affresco di Gaspare da Ponderano, che raffigura una Madonna della Misericordia. L’affresco si trova nella cappella di testa della navata destra: sullo sfondo la Madonna, sulle pareti Santa Maria Maddalena, San Giovanni Battista, San Pietro e San Defendente; sulla lunetta un Cristo risorto. Tale affresco può farci capire come poteva essere in origine quello nella chiesa di Mongrando e soprattutto il significato della Madonna della Misericordia: la Vergine è raffigurata in piedi, in grandi dimensioni, mentre allarga il proprio mantello per accogliervi, al di sotto, i fedeli inginocchiati. Si tratta di una scena tipica dell’epoca medievale, detto della “protezione del mantello”, che le nobildonne altolocate potevano concedere a perseguitati e bisognosi d’aiuto. Ciò consisteva appunto nel dar loro simbolico riparo sotto il proprio mantello, considerato inviolabile. 

BIBLIOGRAFIA
“TESORI DEL PIEMONTE – BIELLA” guida a cura di Claudia Ghiraldello
Bollettino DOC.BI. 2005 : “Un’ipotesi di lettura per un pittore tardogotico”  di Claudia Ghiraldello
Rivista Biellese, anno 2006, n°4: “Pittori del ‘400 sconosciuti” di Simone Riccardi
“Storia della chiesa biellese – La pieve di Biella – Volume VIII” di don Delmo Lebole
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